Home Fatti&Misfatti L’Arcangelo, le Apostole e le vittime: le “parti” nella setta dell’orrore

L’Arcangelo, le Apostole e le vittime: le “parti” nella setta dell’orrore

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Si faceva chiamare l’”arcangelo” e poteva contare su un gruppo di fedelissimi che si auto-definivano “apostoli”. Ma di angelico Pietro Capuana – settantatré anni, capo della congregazione religiosa “Associazione Cattolica Cultura e Ambiente” di Aci Bonaccorsi – non aveva proprio nulla. L’uomo è stato arrestato questa mattina dagli uomini del Compartimento della Polizia Postale di Catania con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale aggravata ai danni di minori. Arresti domiciliari per le collaboratrici Fabiola Raciti, cinquantacinque anni, Rosaria Giuffrida, cinquantasette anni e Katia Concetta Scarpinato, quarantotto anni. Le donne sono accusate di aver “procacciato” le vittime degli appetiti sessuali di Capuana.

L’ex funzionario di banca (padre dell’ex Assessore provinciale Daniele Capuana, non coinvolto nell’inchiesta né membro della congregazione) era succeduto alla guida della comunità al fondatore padre Stefano Cavalli, morto a novantasette anni nel 2015. Ma le violenze ai danni delle vittime – tutte minorenni e di sesso femminile – andavano avanti da circa un quarto di secolo. Come ricostruito dagli inquirenti – intervenuti in seguito alla denuncia di una mamma, che aveva trovato dei messaggi poco rassicuranti sul telefono della figlia quindicenne – in seno alla comunità “Associazione Cattolica Cultura e Ambiente” si era sviluppata una vera e propria setta che con argomentazioni di tipo mistico-religioso riusciva a convincere alcune persone soggiogate psicologicamente a prestarsi ai desideri sessuali di Capuana.

“L’indagine è partita da una sola denuncia, per arrivare agli esiti di oggi – hanno detto in conferenza stampa i rappresentanti della Procura guidati da Carmelo Zuccaro – l’inchiesta è stata dolorosa perché abbiamo fatto nostra la sofferenza di questi minori che percepivano come gli atti sessuali fossero sbagliati, ma non potevano manifestarlo perché subito tacciati da Capuana e dai suoi adepti di non avere sufficiente fede in Dio”. La blasfema narrazione della setta prevedeva infatti che gli atti sessuali consumati dalla bambine con l’”arcangelo” servissero ad avvicinare le stesse alla divinità, e che i rapporti così perversamente consumati fossero da considerare “amore dall’alto”.

Una visione assurda che pure riusciva a convincere le minori ad accettare gli abusi. Ma il dettaglio più macabro di tutta la vicenda è un altro. Secondo gli inquirenti talvolta erano le stesse madri ad avviare le bambine al sesso con l’orco, perché convinte della natura spirituale di questi atti.

“Questo plagio ha consentito agli arrestati di portare avanti per anni i loro crimini – hanno aggiunto gli inquirenti – Abbiamo accolto anche delle testimonianze di donne oggi maggiorenni in passato vittime di questi abusi“. Racconti grazie ai quali è stato possibile stabilire l’arco temporale delle violenze, commesse appunto da circa venticinque anni e dunque già ai tempi di Padre Cavalli, per il quali le indagini non hanno evidenziato alcun coinvolgimento.

Né tutti i membri della congregazione erano al corrente di ciò che veniva consumato da Capuana, aggiungono gli inquirenti: “L’associazione è vasta e dedita a diverse attività, tra cui spicca la produzione agricola, che portava nelle sue casse introiti consistenti [Durante le perquisizioni sono stati rinvenuti circa 60.000 euro in contanti nelle disponibilità degli arrestati, ndr]. Delle migliaia di partecipanti è possibile che molti rimarranno sorpresi nell’apprendere questi fatti, essendosi avvalso Capuana di un gruppo ristretto di ‘procacciatrici’ di vittime, le quali a loro volta erano scelte tra le più deboli psicologicamente, e dunque vulnerabili alle successioni spiritualistiche ammannite dal santone”. Imbroglio nel quale come si è detto cadevano talvolta anche le madri, fatto che inibiva ulteriormente le possibilità di denuncia da parte delle vittime.

Da qui l’appello avanzato dagli inquirenti e in particolare modo dal Procuratore Zuccaro e dal Questore Giuseppe Gualtieri“L’indagine di oggi conferma quanto sia importante vigilare, spesso da una frase di una chat un genitore può capire che un figlio è manipolato. E’ importante che chi si renda conto di simili manipolazioni non esiti a denunciarle, perché il fenomeno delle sette e dell’uso distorto della religione esiste. Vogliamo fare un appello, qualunque sia la vostra sensazione non esitate a contattarci, noi saremo pronti ad agire. Perché la manipolazione dei giovani porta alla manipolazione di tutta la società”.